TRACHINIE

Da Venerdì 15 Novembre a Domenica 1 Dicembre, all'Auditorium Vallisa, a Bari.

Traduzione
Salvatore Nicosia
Regia
Walter Pagliaro
Attori
Micaela Esdra in Deianira / Eracle
Elisabetta Arosio in Nutrice / Messaggero / Vecchio
Fabrizio Amicucci in Lica
Fabio Maffei in Illo /Iole
Cristina Maccà in Prima Corifea
Valeria Cimaglia in Seconda Corifea
Scene
Gianni Carluccio
Costumi
Annalisa Di Piero
Annamode Costumes
Aiuto regia
Silvia Micunco
Direzione tecnica
Paolo Orlandelli
Foto di scena
Mattia Simoncelli
Riprese e montaggio trailer
Alberto Cicala
Relazioni con il pubblico
Pinalba Di Pietro
Produzione
Compagnia Diaghilev
Associazione Gianni Santuccio

Trachinie è una tragedia sconvolgente: forse la meno nota di Sofocle ma sicuramente la più sorprendente. La protagonista non è un’eroina come Antigone o Elettra, ma una donna apparentemente comune: potremmo definirla oggi, una madre di famiglia. Deianira è una moglie che aspetta da quindici mesi il ritorno del marito, ma durante questa lunga assenza non ha smesso di indagare sui pericoli connessi a una così misteriosa lontananza: infatti anche lei, come Edipo, è turbata da enigmi e ambigui oracoli che si sforza di interpretare. Dai primi versi del dramma apprendiamo che tutta la sua vita è stata la dolorosa sottomessa attesa di un uomo inafferrabile e incontenibile, brutale e infedele, rovinoso e salvifico al tempo stesso. Deianira è la moglie di Eracle, ovvero la compagna di un uomo pazzesco, così impegnato a ripulire il mondo dai mostri da diventare egli stesso un mostro! Quando la tragedia comincia, Eracle il semidio, sta per tornare al termine delle sue dodici fatiche ma si fa precedere da una prigioniera bellissima, Lole, che sembra poter assumere nella casa il ruolo di una nuova sposa. L’arrivo di questa giovane figura, avvolta in un sinistro velo nuziale, lacera la compostezza razionale di Deianira che comincia a perdere il controllo di sé: travolta dal ricordo violento del suo incontro con lo sposo, quando giovane come Lole, era stata vinta da Eracle in un bestiale duello, si lascia andare alle sue più folli risorse. Scova in uno scantinato un’ampolla contenente il sangue di un Centauro, ucciso da Eracle con una freccia intrisa nel veleno dell’Idra e, ritenendolo un potente filtro erotico, bagna con esso la tunica che invia a Eracle come dono per il suo ritorno. Ma quel filtro non riaccende la passione amorosa del marito, come le era stato promesso dal Centauro Nesso, ma si rivela invece un potente veleno ustionante che brucia il corpo di Eracle, determinando la catastrofe. Il nostro spettacolo prova a interrogarsi sulle motivazioni che spingono la donna a distruggere lo sposo. La Deianira cui pensiamo, appartiene alla nostra contemporaneità ma non alla quotidianità: è una creatura visionaria, ossessionata da una sua personale mitologia. Vive in un sotterraneo, ricavato nella roccia come un sito archeologico, e da lì non esce mai: scava continuamente nella terra, sui muri e soprattutto dentro se stessa. Come una ricercatrice perfora il suolo alla scoperta di reperti preziosi, così Deianira gratta a mani nude la corteccia della sua memoria, per riportare alla luce lacerti del suo rapporto, vero o inventato, con lo sposo che ha devastato la sua esistenza. Forse ella desidera distruggere quell’uomo per inventare un percorso nuovo più puro e assoluto in cui il suo desiderio possa ardere nel fuoco di una passione irrazionale. Nelle Trachinie, Eracle e Deianira non si incontrano mai: erano interpretati da un unico attore che cambiava costume e maschera nello spazio di 130 versi lasciati al coro e alla nutrice che entrava a raccontare la morte di Deianira. Sono la stessa persona? Sono due emisferi complessi del cervello umano che controllano la razionalità e l’irrazionalità? Sono l’apollineo e il dionisiaco che fanno divampare la tragedia? Non possiamo dirlo con certezza ma è probabile che esprimano una continuità, che siano due aspetti di una stessa unità. Walter Pagliaro